ALCUNE CONSIDERAZIONI
SULLA MISSIONE ORTODOSSA IN OCCIDENTE
Siccome le presenze della
Chiesa Ortodossa in Occidente sono talvolta definite genericamente "missioni",
riteniamo opportuno fare alcune precisazioni a riguardo. È capitato
a molti, soprattutto se si tratta di occidentali che hanno abbracciato
la Fede ortodossa, di lamentarsi perché le loro missioni non sono
abbastanza "missionarie". Non sarà inutile ricordare, quindi, come
molte delle presenze ortodosse in paesi occidentali non siano nate con
intento missionario, e come tuttora esse non si identifichino in tale modello.
Dividiamo sostanzialmente
le presenze ortodosse in Occidente, per quanto riguarda la loro tipologia,
in due categorie: la cappellanìa e la missione. Storicamente,
quasi tutte le prime presenze ortodosse in Occidente sono nate come cappellanìe.
Queste hanno portato frutti eccellenti in campo pastorale, e hanno talvolta
contribuito non poco a far conoscere l'Ortodossia in Occidente, presentandola
in una forma quanto più possibile "autentica", così come
è sempre stata nei paesi tradizionalmente ortodossi. Le vere e proprie
missioni ortodosse, anche se non si sono mai interrotte come tali in paesi
ancora non cristiani, sono relativamente nuove nei paesi cristiani d'Occidente.
E tuttavia la missione è, ecclesiologicamente parlando, infinitamente
più giustificabile e preferibile.
Offriamo qui di seguito
alcune linee di distinzione tra i due fenomeni, persuasi che ciò
possa essere d'aiuto non solo a coloro che si interessano all'Ortodossia,
ma anche a coloro che ortodossi lo sono già da tempo.
GENESI
C: La cappellanìa nasce da una necessità pastorale, derivata da vari fattori storici (scambi commerciali e diplomatici, movimenti migratori, costituzione di comunità di stranieri, etc.): in pratica, si manifesta il bisogno, per i fedeli stabilitisi in Occidente, di seguire la vita della loro chiesa.
M: La missione,
invece, nasce (lo dice il nome) da un'esigenza missionaria, di radicare
la Fede ortodossa, e di sviluppare la Chiesa ortodossa, in paesi nei quali
queste non sono mai arrivate, o sono state da tempo dimenticate (ivi inclusi
i paesi dell'Europa occidentale).
PERSONE INTERESSATE
C: La cappellanìa si rivolge a cittadini di paesi storicamente ortodossi, emigrati o temporaneamente residenti in Occidente: tipicamente, essendo dipendente da una singola chiesa autocefala, si rivolgerà di preferenza ai membri della propria etnìa.
M: La missione accoglie
in modo generico tutte le persone interessate alla Fede e alla Chiesa ortodossa
(spesso si tratta di persone o di famiglie che hanno trovato insoddisfacente
la presentazione delle verità cristiane nelle loro comunità
religiose di provenienza).
CONVERSIONI
C: I convertiti creano problemi diplomatici, di convivenza ecumenica e di integrazione etnica. Anche se la possibilità di conversioni non è sempre esclusa, al convertito sarà almeno implicitamente richiesto un adeguamento linguistico e culturale agli usi del paese di origine della cappellanìa. Lo zelo del convertito (anche se apprezzato a livello dei fedeli) tenderà usualmente a essere scoraggiato.
M: La missione vive
e si giustifica attraverso le conversioni all'Ortodossia, anche se non
viene fatta alcuna pressione per la conversione di singoli. Il convertito
di una missione entra nella Chiesa con una maggiore parità di diritti
rispetto al convertito di una cappellanìa, e il suo zelo viene solitamente
incanalato verso lo sviluppo ulteriore della missione.
ECCLESIOLOGIA
C: "Cuius regio, eius religio" sembra ancora il leit-motiv di ogni cappellanìa: quale che sia la provenienza di un ortodosso "etnico", ci si aspetta che prima o poi si rivolga alla sua cappellanìa nazionale. Con questo sistema, la creazione (anticanonica) di gerarchie ortodosse parallele nello stesso territorio trova la sua logica, e necessaria, spiegazione.
M: Il principio
della Chiesa locale, nella quale si realizza misteriosamente la pienezza
della Chiesa universale, è la forza propulsiva della missione. L'obiettivo
ecclesiologico della creazione di una chiesa autocefala locale è
chiaramente indicato fin dal principio.
LINGUA
C: in modo rigoroso, maggioritario (talora perfino esclusivo) la lingua impiegata nelle funzioni, nella predicazione e nel catechismo è la lingua del paese ortodosso di origine. Si cerca di creare un ambiente di continuità etnico-culturale. Le persone di altra provenienza linguistica (ortodossi "etnici" o convertiti occidentali) devono di solito adeguarsi.
M: Utilizza prioritariamente
la lingua locale (che è il mezzo preferenziale dell'espansione del
messaggio missionario), ma essendo aperta alle esigenze dei singoli membri,
può adattarsi alle richieste di fedeli stranieri usando in determinate
circostanze le loro lingue.
TRADUZIONI
C: La necessità di traduzioni si fa sentire in un secondo momento (quando i membri della comunità iniziano a perdere la loro lingua d'origine, oppure nel caso di presentazioni della propria letteratura religiosa in incontri ecumenici o accademici). Nei paesi cattolici romani, c'è spesso la tendenza ad "adagiarsi" sulle traduzioni liturgiche e scritturali fatte a uso dei cattolici di rito orientale.
M: La necessità
di traduzioni è impellente fin dai primi momenti, e quello di tradurre
diventa uno degli obiettivi principali della missione. Poiché
per rendere le sfumature di un linguaggio è quasi sempre preferibile
un "locale" a uno "straniero", i traduttori tendono a essere persone del
luogo. Le traduzioni dei cattolici orientali uniati vengono di solito criticate
per il loro contenuto teologico, affine a quello dei testi cattolici "latini".
SANTI
C: La venerazione dei santi del paese di origine prende il sopravvento su quella dei santi locali: spesso il luogo di culto è dedicato a santi del paese di provenienza, e comunque le feste del paese originario hanno la precedenza su quelle occidentali, anche se ortodosse (tipico il caso della Domenica dei santi locali, che sono, in modo scontato, i santi del paese di origine della cappellanìa).
M: Lo sforzo di
riscoperta delle radici ortodosse dell'Occidente porta a incoraggiare la
venerazione dei santi ortodossi locali del primo millennio. Questo può
talvolta portare interessanti frutti di dialogo e di fraternità
ecumenica. È altresì vivo il culto di santi (come per esempio
San Marco di Efeso) che hanno difeso la Fede ortodossa di fronte ai contrasti
con le forme di fede del cristianesimo in Occidente.
FINANZE
C: La cappellanìa può contare su numerose forme di aiuto da parte del paese di origine, non solo nella sua forma estrema (cappellanìa diplomatica), nella quale potrà contare su emolumenti provenienti dall'autorità civile, ma anche nelle forme di semplice centro per i fedeli di una certa etnìa. Saranno possibili donazioni da parte della chiesa madre, invio (e talora sostentamento) di pastori teologicamente preparati, e simili forme di aiuto.
M: La missione ortodossa ha qui il compito più difficile, sia per ragioni storiche (difficoltà delle chiese madri, che bloccano molte ipotesi di finanziamento delle missioni estere) che psicologiche (un certo timore di venire accusati di "foraggiare centri di proselitismo"). La preparazione e il sostentamento del clero gravano quasi sempre sulla missione stessa. Una volta che una certa stabilità economica viene raggiunta, tuttavia, la missione avrà più probabilità di essere a sua volta finanziatrice di altre iniziative (è una conseguenza inevitabile dello stesso impulso missionario).